Leo Vardiashvili; Bompiani, 2024
Vicino a una grande foresta, esordio letterario di Leo Vardiashvili, è un viaggio struggente e grottesco tra le radici, la memoria e le cicatrici della guerra. Il romanzo segue Saba, che, dopo aver abbandonato la Georgia durante la guerra civile da bambino, torna a Tbilisi vent’anni dopo per ritrovare suo padre Irakli e suo fratello Sandro, entrambi misteriosamente scomparsi durante una loro precedente ricerca della madre Eka, mai riuscita a fuggire con la famiglia.
La Tbilisi del romanzo è un labirinto caotico e surreale, abitato da animali fuggiti dallo zoo e popolato di simboli inquietanti, come l'ippopotamo che vaga minaccioso o la tigre nascosta tra le foreste del Mtatsminda. Questo scenario quasi onirico diventa lo specchio delle turbolenze interiori di Saba, delle sue paure e dei ricordi legati a una terra dove il passato sembra ancora molto vivo e presente.
Guidato da Nodar, un tassista confuso e tormentato da un dramma personale, Saba si muove tra i vicoli della città e le montagne circostanti seguendo indizi criptici lasciati da suo fratello, simili alle briciole di pane di Hänsel e Gretel, in un viaggio in cui realtà e immaginazione si intrecciano. In questo contesto, la figura della foresta diventa simbolo di una ricerca non solo dei familiari, ma anche della propria identità e appartenenza, una lotta tra le radici mai del tutto spezzate e la percezione di essere uno straniero in patria.
Vardiashvili tesse una narrazione in cui si mescolano elementi di magia e mito, ispirandosi alle favole dell’infanzia e ai ricordi sfocati della Georgia pre-bellica. Il romanzo esplora i temi della separazione e della perdita, delle cicatrici invisibili lasciate dalla guerra e dal trauma migratorio, ma anche della resistenza attraverso la memoria e i legami familiari.
Consigliato a… chi è affascinato dal tema del ritorno alle radici, dai drammi familiari immersi in una terra sospesa tra memoria e conflitto; chi apprezza narrazioni ricche di simbolismo, dove il realismo si intreccia con suggestioni fiabesche e oniriche, trasportando il lettore in un viaggio intimo e universale.
«Il fatto è che la guerra ha la meglio su quasi tutte le cose. Basta una raffica di proiettili di AK-47 sparati proprio nella tua via per annullare più o meno ogni altra preoccupazione. Di notte sentivamo gli spari e al mattino vedevamo l’ottone luccicare sul selciato, come se dal cielo fossero piovuti bossoli su tutta Tblisi. E fin qui la cosa è accettabile.»
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