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Parliamo di... "Locus Desperatus" (Recensione)

Michele Mari; Einaudi, 2024


Locus Desperatus, finalista del premio Campiello, è un romanzo di Michele Mari: una nuova immersione nei temi dell'ossessione e del rapporto tra l'individuo e gli oggetti che costellano la sua vita. 


Il romanzo si apre con un lungo elenco di oggetti, descritti con minuzia, che danno un senso di familiarità e comfort: questi oggetti non sono solo cose, ma parti integranti del protagonista stesso, proiezioni fisiche del suo . Tuttavia, questa apparente sicurezza viene subito minacciata dall'apparizione di una croce tracciata con il gesso sulla porta del personaggio. Questo segno non è casuale, ma presagio di una minaccia più grande, che si manifesta con l’arrivo di Asfragisto, un essere che annuncia la fine del dominio del protagonista sulla sua casa. Asfragisto gli rivela che, circondandosi di oggetti, ha lentamente trasferito la sua anima a quelle cose, fino a spersonalizzarsi completamente.

In filologia il termine locus desperatus, la croce della disperazione, indica un passo testuale corrotto e irrimediabile, impossibile da correggere. Mari riprende questa metafora, rappresentando il personaggio come un testo ormai corrotto, impossibile da restaurare, irrimediabilmente segnato dalla croce del proprio tormento.


La casa diventa teatro di una battaglia tra ciò che è reale e ciò che è immaginario. Gli oggetti, che un tempo rappresentavano una fonte di conforto e stabilità, ora diventano minacce, simboli della sua ossessione.


Il tema centrale di Locus Desperatus è proprio l'ossessione per il possesso: il protagonista tenta disperatamente di tenere strette le sue cose, solo per scoprire che in questo processo è lui stesso a essere posseduto. Mari esplora la natura del feticismo per gli oggetti e la sensualità legata ai beni materiali, trasformando la casa in un campo di battaglia in cui l'identità stessa viene assaltata.


Consigliato a… chi ama la letteratura che scava nelle profondità dell’animo umano; chi è affascinato dal rapporto tra uomo e oggetti; chi apprezza le atmosfere oniriche e inquietanti.


«Potevo negare, io trepido personaggetto, di aver riposto la mia identità in quelle cose, investendole, fidandomi di loro ed a loro? Così, li avrei battuti sul tempo, derubando me stesso ed eludendo la croce…»



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