Parliamo di... "Survivor" (Recensione)
- Lo Scisma
- 23 gen
- Tempo di lettura: 2 min

Chuck Palahniuk; Mondadori, 2019
«I miei genitori mi comprarono il primo pesciolino per insegnarmi cosa significasse amare e prendersi cura di una creatura vivente del Signore. Seicentoquaranta pesci dopo, l'unica cosa che ho imparato è che tutto quello che ami morirà.»
Riassumere Survivor di Chuck Palahniuk non è facile. Questo romanzo è un labirinto vertiginoso di satira, tragedia e critica sociale. Sin dalla prima pagina, veniamo catapultati in una situazione estrema: Tender Branson, unico sopravvissuto di una setta religiosa chiamata Creedish, sta precipitando su un aereo vuoto che lui stesso ha dirottato. Ma prima che tutto finisca, decide di raccontare la sua storia, registrandola nella scatola nera. E così si dipana un racconto crudo, spietato, ma stranamente comico, che affronta temi come la fama, il consumismo, la religione e il vuoto esistenziale.
Tender Branson è una figura paradossale: un uomo che, in teoria, dovrebbe rappresentare la purezza e la dedizione religiosa, ma che è profondamente corrotto dal mondo esterno. In quanto ultimo sopravvissuto della sua comunità, viene trasformato in una celebrità mediatica, ridotto a un fenomeno di intrattenimento e manipolato fino a perdere qualsiasi traccia di autenticità.
Una delle caratteristiche più affascinanti di Survivor è la struttura narrativa non convenzionale. Il romanzo inizia con il capitolo 47 e conta i capitoli al contrario fino al capitolo 1, creando la sensazione di un conto alla rovescia verso l'inevitabile. Anche le pagine seguono questa logica, invertendo l'ordine numerico. Questa scelta rispecchia anche il progressivo smantellamento del protagonista, il cui destino è già segnato sin dal principio.
La scrittura di Palahniuk è frammentaria, quasi cinematografica, e riflette la frammentazione della mente del protagonista. Le descrizioni sono ricche di dettagli grotteschi e assurdi, che sembrano amplificare l'alienazione di Tender e la sua incapacità di connettersi con il mondo.
Consigliato a… chi ha apprezzato Fight Club e cerca un’altra dose di satira corrosiva e spunti filosofici. Perfetto per chi è interessato a storie di alienazione, identità e critica sociale, ma anche per chi apprezza uno stile narrativo unico e sperimentale.
«La vita vera non è vivere secondo le regole. La vita vera è scegliere.»
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