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Immagine del redattoreLo Scisma

Parliamo di... Scaffali!

Foto di Nino Carè da Pixabay


Se Dio ha creato le librerie, ha anche creato l’algoritmo secondo il quale non può esistere lo scaffale perfetto.

Dicesi scaffale perfetto lo scaffale su cui i libri si incastrano in maniera divina, con la completa assenza di spazi vuoti tra di loro.

Il vuoto.

“No, a me piacciono gli spaziettini vuoti tra i libri, giusto per dargli un po’ di distanza, almeno i libri stanno belli larghi.”

Bugiardi. Bugiardi. Non vi crede nessuno. Io non vi credo.

Non ci credo che i vostri libri vogliano il distanziamento sociale. Non ci credo.

“Preferisco un piccolo spaziettino piuttosto che ammassarsi e rischiare di rovinare le copertine.”

Va bene, sento la vostra bocca parlare, eppure non ci credo.

Facciamo finta invece che sia vero, ammettiamo per un attimo che i libri di… Don Matteo, prendiamo Don Matteo come personaggio (tra l’altro colgo l’occasione per salutare Mario Girotti, grandissimo lettore dei nostri Parliamo di), ammettiamo per un attimo che ai libri di Don Matteo piaccia avere dei piccoli vuoti intorno, e che se ne stiano lì, sullo scaffale, a farsi i loro giri di polvere: c’è Cervantes, c’è Manzoni, c’è la Morante, capiterà che prima o poi uno di questi si sbilanci… e allora? Cosa succede in quel momento? Una scossettina di terremoto a Gubbio, L’Isola d’Arturo vacilla, cerca di tenersi in equilibrio, cede e la Morante inevitabilmente dà un bacio a stampo ad Alessandrino.

Adulterio.

Uno potrà dire: “Io i miei li stendo.”

Che vuol dire li stendi? Che sono, panni? Li stendi al sole?

“Sullo scaffale, a me piacciono pari. Almeno leggo i titoli.”

Ma i libri si leggono dentro, mica fuori! E poi i vuoti in più che si vanno a creare per le lunghezze diverse delle copertine? Quelli dove li lasciamo?

Sì, perché se in verticale hanno altezze diverse non ci fai caso, ci può stare, ma in orizzontale? Il diavolo.


Ammettiamolo: c’è chi adora lo scaffale dove i libri se ne stanno precisi da sponda a sponda, in un ordine perfetto, con la catalogazione perfetta che ogni proprietario di scaffali conosce, e chi mente.

Ma certo che mentono! Mentono perché i libri stanno bene vicini, a parlare, a fare amicizia. Cosa sarebbe la letteratura senza scrittori che si conoscono tra di loro? Senza Verne e Ungaretti che chiacchierano di sottomarini e del Carso, mentre accanto, di nascosto, Dante e Ghosh fanno una partita a scopa. Ai libri piace abbracciarsi, fare nuove conoscenze, anche stare negli spaziettini stretti stretti a raccontarsi le barzellette, perchè senza interazione, senza risate, senza pianti, dove sarebbero? Noi dove saremmo? La letteratura è anche questo, è il passare da un libro all’altro solo perché scopri che Pavese era appassionato di Salgari e pensi: “Ma come? Non ci posso credere, trovatemi una copia de Il Corsaro nero sennò lancio La luna e i falò in testa a qualcuno.”

Tra le parole che si sono impegnati a trovare per formare quelle frasi che amiamo c’è più di una mano dietro una macchina da scrivere.


“Ma la copertina si rovina.”

Ma come fa a rovinarsi? Un po’ di pressione non ha mai ucciso nessuno! E anche se fosse falla rovinare, che l’hanno messa lì proprio per quello. Lascia che si strappi, che passi un topo e se la mangi mentre la legge! Sul mio scaffale ho Il Deserto dei Tartari che a forza di metterlo e toglierlo non si legge più il nome sulla copertina. Povero Dino, scusa, ma penso avresti preferito così.

Il vuoto… mah!

Vuoto per vuoto hanno fatto l’universo. Che poi anche lì, tutto quel niente deve aver dato fastidio a qualcuno, tanto che alla fine hanno visto che così vuoto non è.

Che poi, se ci sono scienziati che riescono a riempire l’universo, perché io il vuoto sugli scaffali me lo devo tenere?


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