Maria Santuzzi; MAN-TASTIC Editori, 2023
«Chiude la porta con le dita affusolate. Un ricciolo di capelli rossi le sfugge dalla coda e passa davanti ai suoi occhi di smeraldo. Dio, perché è nata così sciatta e poco attraente? Vorrebbe tanto essere più aggraziata. Si sdraia sul letto pronta a dormire, ma si ricorda di Marco, di quanto è stato gentile e forte. Sa che non dovrebbe, ma non riesce a reprimere l’istinto di toccare, sotto le coperte, il suo fiore.» (p. 69)
Il capolavoro di Maria Santuzzi si apre con una scena forte e inedita: una ragazza, da sola, nel suo letto, si sta masturbando. Pensa a quanto manchi una presenza maschile nella sua vita, e i ricordi delle sue tenere conquiste – dalla patente alla laurea – si mischiano in una conturbante immagine fallica. Con il raggiungimento della “piccola morte” si chiude il primo breve, intenso capitolo.
Da qui la storia di formazione di Annetta, la protagonista, che sostanzialmente è la ricerca di un altro che la completi. Di più: che la renda finalmente completa, nel senso etimologico del termine, piena di significato.
Annetta si dovrà confrontare con problemi tristemente affini alle lettrici contemporanee: come presentarsi agli altri in qualità di esseri razionali ed risultare comunque “carine”? Come parlare col proprio possibile-futuro-partner della crisi del Nagorno Karabakh senza essere considerate “pesanti”? Come usare aggettivi di più di sei sillabe senza essere prese per delle femministe rompicoglioni?
Un viaggio appassionante, dunque, e utile per ogni futuro angelo del focolare.
Consigliato a... ama la scrittura floreale e delicata della classica penna rosa, ha il coraggio di lasciarsi trasportare dalle storie d’amore senza tempo e di innamorarsi di un uomo tutto d’un pezzo.
Link per l’acquisto: fortunatamente questo libro non si può comprare perché non esiste! Se però ti è sembrato fin troppo credibile posso consigliarti di informarti su Il frutto della conoscenza, di Liv Stromquist, non certo di Maria Santuzzi!
«Quando alla fine dell’800 la religione fu sostituita dalla scienza, questa ebbe il compito di trovare spiegazioni sul perché nonostante le donne fossero così diverse dagli uomini reclamassero comunque l’accesso al potere e al denaro nella società. Prima potevano solo dire “le donne fanno parte della società prebellica poiché questo è ciò che Dio vuole” – ma dopo dovettero far la pace con le ragioni scientifiche. Ed è stato in quel momento che la scienza medica ha iniziato a ossessionarsi con cose come l’utero, le mestruazioni e così via. Nel dibattito sull’accesso agli studi universitari per le donne alla fine dell’800, per esempio, vi fu un medico che in un suo testo scrisse che le donne non potevano entrare all’università a causa delle mestruazioni: se avessero studiato, il sangue necessario per il ciclo avrebbe dovuto essere utilizzato dal cervello, e questo alla fine le avrebbe rese sterili. L’accesso delle donne all’università sarebbe stato quindi il primo passo verso la fine dell’umanità.»
(Intervista a Liv Strömquist)
Liv Strömquist; Fandango Libri, 2017
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