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Parliamo di... "Resolution" (Recensione)

Resolution (Justin Benson & Aaron Moorhead); Rustic Films, 2012


Premessa: io adoro i film horror ma non mi piacciono i jumpscare; li vedo come un modo molto gratuito per ottenere una reazione dallo spettatore. Non dico che non possano essere usati in maniera efficace, ma spesso se ne abusa. In generale io preferisco piuttosto film con un’atmosfera inquietante più sostenuta.

Resolution è uno di questi: credo ci sia soltanto un momento in tutto il film che si possa considerare un jumpscare. Ma allora, ci si potrebbe chiedere, cosa fa l’opera per spaventare lo spettatore?


Facciamo un passo indietro. Resolution è un film indipendente del 2012 che segna il debutto cinematografico del duo Justin Benson & Aaron Moorhead, registi e sceneggiatori. 

La storia si apre con Michael (Peter Cilella) che riceve un’email dal suo vecchio amico Chris (Vinny Curran), con cui da molto tempo non ha più contatti. Allegati al messaggio trova un video bizzarro in cui Chris, armato e palesemente sotto l’effetto di qualche sostanza, si comporta in maniera instabile e aggressiva, e una mappa con segnato un posto nella campagna desolata nei pressi di San Diego. Michael, sapendo dei problemi di tossicodipendenza di Chris, decide di provare a fare un ultimo tentativo per salvare l’amico. Seguendo la mappa, trova Chris che vive in una baracca fatiscente, su di giri per la droga, e prova a convincerlo a disintossicarsi in clinica, ma l’amico rifiuta. Michael allora lo stordisce e lo ammanetta al muro per costringerlo a una settimana di astinenza, convinto che Chris, tornato in sé, avrà modo di riflettere sulla sua situazione e capire che la propria vita è un disastro. Nel corso della settimana, la coppia dovrà fare i conti con tensioni fra di loro, eventi inspiegabili e i peculiari abitanti del posto, da spacciatori a gangster nativi americani.


Il rapporto tra Michael e Chris è uno dei punti centrali della storia. Chris ovviamente, seppur all’inizio contento della presenza di Michael, una volta ammanettato al muro gli diventa ostile. Il comportamento di Michael, anche se in qualche modo giustificato da quelle che sembrano essere le sue buone intenzioni, è comunque molto duro e intransigente; e sia Chris che lo spettatore si faranno domande su quali siano le sue reali motivazioni. Parallelamente Chris nel corso della settimana tornerà progressivamente più in sé e potrà comunicare con Michael più da pari, e magari anche raggiungere una certa intesa.

I dialoghi tra Michael e Chris sono plausibili e divertenti, con un buon mix di serietà e humour: i due personaggi rimbalzano bene tra di loro. C’è da dire che la loro caratterizzazione è abbastanza tipica, con Michael come straight man e Chris come spalla; e secondo me funziona, anche se avrei preferito qualcosa di più profondo, specie in alcuni momenti chiave in cui i due amici parlano sinceramente e mettono a confronto le loro contrapposte prospettiva di vita. In quei momenti a mio parere il film soffre di un’eccessiva semplificazione delle situazioni che presenta. Michael inoltre ogni tanto è fin troppo impassibile, e questo comportamento anche se è in linea con il personaggio qualche volta cozza un po’ con la sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore.


Nel corso della vicenda, Michael e Chris devono fare i conti con strani eventi legati a una serie di foto e registrazioni in cui non possono fare a meno di incappare, e che raccontano delle storie, tutte caratterizzate da un finale tragico. Tutto questo sullo sfondo di un’America rurale, abbandonata ma al tempo stesso affollata, sia di persone che di ruderi e ricordi. In un certo senso, la vicenda di Michael e Chris è un’ennesima storia, ma come sarà il finale per loro?


Nel complesso, l’ambientazione isolata e assolata, gli indizi lasciati in giro per i protagonisti, i bizzarri incontri con i locali, l’assenza di una colonna sonora e alcune peculiari scelte di fotografia contribuiscono alla creazione di un’atmosfera sospesa, in cui i giorni si susseguono in maniera simile ma diversa, senza sapere mai bene cosa potersi aspettare. Per me è difficile dire che il film, tutto sommato, faccia davvero “paura”, però di certo riesce a creare un senso di straniamento e inquietudine che funziona per tenere lo spettatore interessato e all’erta, anche se a mio avviso la risoluzione finale di tutto questo setup non lascia pienamente soddisfattə.

Senza fare alcuno spoiler, il twist finale è intrigante e porta lo spettatore a rivalutare alcuni momenti precedenti del film in cui si poteva percepire che qualcosa non andava. Al tempo stesso, però, è un twist un po’ improvviso, che viene accettato dai personaggi in una maniera che personalmente trovo fin troppo facile.


Nel complesso, Resolution non è un brutto film, specie se si considera che è il debutto cinematografico della coppia Benson-Moorhead, e lo consiglio. Il duo ha realizzato altri due film che fungono da sequel indiretti, in quanto ambientati nello stesso universo narrativo: The Endless (2017) e Synchronic (2019). 

Indovinate su cosa saranno le mie prossime recensioni? Restate sintonizzatə!



Consigliato a… chi cerca un film horror che non è uno dei soliti film commerciali; chi cerca qualcosa di inquietante, ma che non fa troppa paura; chi apprezza opere con elementi meta-narrativi.



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